Fari

IL FANTASMA DEL FARO

Faro di Seguin Island

Al largo delle coste del Maine, negli Stati Uniti, si trova una piccola isola, Seguin Island, poco piu' che uno scoglio, infatti e' lunga meno di un chilometro, e su quest'isola e' situato uno dei piu' antichi fari d'America, costruito nel 1795. Questo e' uno dei posti piu' nebbiosi del Nord Atlantico ed un faro in quella posizione, munito anche di un potente corno da nebbia, era necessario per aiutare l'intensa navigazione a vela in quella zona. Ma non e' per questo che ora l'isola e' famosa, e' conosciuta perche' nel suo faro ci sono delle "presenze".
Si racconta che a meta' del 1800 un truce episodio si verifico' nel faro : il guardiano di allora uccise la moglie con un'ascia e poi rivolse l'arma verso di se', uccidendosi a sua volta. Questo omicidio/suicidio fece scalpore e fu detto che la causa scatenante era il fatto che la donna suonava sul pianoforte lo stesso, monotono motivo per ore e ore, senza interruzione e che questo abbia fatto saltare i nervi al guardiano, infatti, prima di scagliarsi contro la moglie, l'uomo aveva distrutto il piano. E' molto probabile che un ruolo importante in questo raptus di follia l'abbia giocato la solitudine in un luogo cosi' remoto, dove raramente arrivava anima umana, sempre avvolti dalla nebbia, ma una cosa e' certa : il guardiano non ha piu' abbandonato il suo faro.
George, questo era il nome del guardiano, continuo' a salire e scendere la stretta scala a chiocciola della torre, a entrare nella sua casa e ad aggirarsi nelle sue stanze, sempre tormentato da quel motivo al pianoforte. Ben presto si rese conto che altri uomini avevano preso il suo posto e questo a lui non piaceva, cosi' comincio' a manifestarsi, quando voleva lui, spaventando a morte i nuovi guardiani che abbandonavano l'isola al piu' presto. Ma altri arrivarono e qualcuno comincio' a parlare. Non sempre chi fa l'esperienza di incontrare un fantasma ne parla volentieri, la paura di non essere creduti o, peggio, di essere presi per visionari e' grande, ma George era sempre li' e qualcuno racconto' di averlo visto fumare tranquillamente la sua pipa sul terrazzino fuori della lanterna, in cima al faro. George si divertiva a giocare degli scherzi ai nuovi guardiani, buttava per terra le loro giacche appese all'attaccapanni, faceva sparire gli attrezzi dall'officina, per poi farli riapparire nello stesso posto dopo che erano stati cercati dappertutto, si faceva vedere dietro alle spalle di uno degli uomini quando, alla sera, si concedevano una pausa giocando a dama, oppure macchiava in qualche modo gli ottoni appena lucidati. Poi c'era il corno  da nebbia che improvvisamente si metteva a suonare senza che nessuno lo avesse azionato, e gemiti e lamenti nelle stanze del guardiano e quel motivetto, suonato al pianoforte, quando nella casa non c'era alcuno strumento.Faro di Seguin Island Cosi' gli anni passavano e sempre piu' si sentiva parlare del fantasma del faro quando, nel 1985, la Guardia Costiera decise di automatizzare la lanterna e di smantellare la stazione. George vide arrivare gli uomini con una barca che trascinava una chiatta, li vide lavorare intorno alla lanterna, installare strumenti strani, ma vide anche che avevano imballato tutti i mobili della casa del guardiano per portarli via dall'isola. George non resistette e quella notte, mentre tutti gli uomini dormivano, il responsabile del gruppo fu svegliato di soprassalto dai sussulti del suo letto, e vide in piedi vicino a lui una figura vestita con una cerata gialla che lo pregava di non prendere i mobili, e di lasciare il cottage cosi' come si trovava. Naturalmente l'uomo si spavento' a morte e salto' dal suo letto, rifugiandosi nella stanza vicina, ma il giorno dopo tutto era dimenticato e le operazioni di imbarco iniziarono. Tutti i mobili furono caricati sulla chiatta che si trovava su uno scivolo, dato che il faro si trovava a 60 metri di altezza, e piano, piano iniziarono a farli scendere verso il mare con l'aiuto di un motore quando, improvvisamente, il motore si fermo' senza un motivo, la catena che tratteneva la chiatta si ruppe e tutto scivolo' in mare, andando irrimediabilmente perduto. Gli uomini della Guardia Costiera dissero in seguito che un evento simile, in simili circostanze, non si era mai verificato e che, inoltre, era assolutamente impossibile che la catena si spezzasse in quel modo, ma dovettero rassegnarsi e partire lasciando la casa del guardiano ormai vuota e abbandonata. Nessuno va mai sull'isola ormai, solo i marinai di qualche nave che passa piu' vicina di altre hanno detto di avere sentito, nel silenzio della notte, le note di un pianoforte confuse con il soffiare del vento e di avere intravisto, contro la luce della lanterna, la sagoma di un uomo in piedi sul terrazzino fuori dal faro che fumava tranquillamente la sua pipa. (Annamaria "Lilla" Mariotti)

IL GUARDIANO DEL FARO

Faro

Il pic nic era riuscito benissimo. I ragazzi lo avevano organizzato solo il pomeriggio del giorno precedente per festeggiare l'ultimo giorno di vacanza prima della partenza di ognuno per i vari corsi universitari.
In mezzo alla radura, circondata da un bosco, era ancora stesa la grande tovaglia ricoperta di piatti, bottiglie e avanzi, avrebbero rimesso a posto prima di tornare verso casa. Intanto i ragazzi si erano sparsi qua e la' : chi giocava a palla, chi schiacciava un pisolino, qualcuno era sceso al mare a pescare.
John Carpenter, seduto all'ombra di un'albero si volto' a guardare Carol che, sdraiata vicino a lui su un plaid, dormiva placidamente. John la guardò a lungo, si frequentavano solo da tre mesi, ma lui l'amava molto e sperava un giorno di poterla sposare. Adorava i suoi capelli biondi e quegli occhi azzurri che tradivano la dolcezza del suo carattere. Sospiro'. Doveva passare ancora tanto tempo! Lo aspettava l'Universita', suo padre era un ingegnere e voleva che lui seguisse la sua strada e lo vedeva gia' intento a progettare e costruire ponti e grattacieli, ma questi non erano i progetti di John, i suoi erano ben piu' modesti, anche se altrettanto impegnativi. Lui sognava di entrare nella Guardia Costiera e diventare Guardiano di un Faro. Lo avevano sempre affascinato quella grandi costruzioni immobili in cima ad una roccia mentre lanciavano il loro segnale luminoso sul mare, la notte, inoltre era innamorato del mare, l'Oceano, cosi' ruvido d'inverno e cosi' azzurro d'estate, lo attirava con le sue multiforme facce. Ma questi erano sogni, come poteva deludere suo padre ?Guardo' ancora Carol che continuava a dormire e decise di fare due passi. Si avvio' verso il bosco, trovo' un sentiero e si inoltro' tra gli alberi. Il bosco era fitto e la sensazione che provo' fu meravigliosa, quel posto era splendido, pieno di pace, ed ebbe la strana sensazione di conoscerlo da sempre. Continuo' a camminare e improvvisamente il bosco si apri' e lui si trovo' di fronte uno spettacolo incredibile : una verde spianata erbosa e un piccolo promontorio che si protendeva a picco sul mare. In fondo, proprio nel punto piu' esposto, si ergeva un faro alto, a righe bianche e rosse, che, con la sua lanterna gia' accesa e i suoi due lampi di luce e un'eclisse, gli ammiccava con fare sornione. Di fianco una casa, anch'essa bianca, con il tetto rosso, circondata da un giardino fiorito e da una bassa staccionata, sempre bianca.
"La casa del Guardiano" penso' John e spinto da un impulso irrefrenabile apri' il piccolo cancello ed entro' nel giardino. La porta della casa era aperta e lo stesso impulso di prima lo spinse ad entrare. Si trovo' in un grande, confortevole soggiorno con i muri imbiancati, sul fondo un grande camino e intorno divani e poltrone a colori vivaci. Su un tavolino vide delle fotografie incorniciate e si avvicino' per guardarle. C'erano foto di bambini e giovani donne e uomini, forse i loro genitori, ma due foto in particolare lo colpirono, quelle di un uomo e di una donna di mezza eta'. L'uomo aveva la barba bianca e teneva una pipa tra i denti, la donna aveva i capelli bianchi, ma si intuiva che dovevano essere stati biondi, e dolcissimi occhi azzurri. Quei visi parvero familiari a John, ma non riusciva a ricordare chi potessero essere. Di nuovo provo' una gran senso di pace e di nuovo ebbe quella strana sensazione di conoscere quel posto. Improvvisamente si rese conto che si trovava in casa d'altri e che se i proprietari fossero tornati avrebbero potuto scambiarlo per un ladro e lui si sarebbe trovato nei guai per la sua curiosita'. Usci' in fretta dal cancelletto e si trovo' sul viottolo davanti alla casa, quando vide un ragazzino che arrivava in bicicletta dalla parte opposta a quella da cui era arrivato lui. Si fermo' ad aspettarlo e quando il ragazzino si fermo' gli chiese : "Questa e' la casa del Guardiano del Faro ?" "Certo", rispose il ragazzino "era venuto a vivere qui molti anni fa insieme alla moglie, subito dopo la nomina, e si prendeva cura del Faro e del giardino insieme a lei. Hanno avuto tre figli che ora sono sposati e avevano tanti nipotini. Dopo che la moglie Carol e' morta lui ha continuato a curare il Faro ed il giardino ed io venivo ad aiutarlo. Ora anche lui e' morto e il Faro e' stato automatizzato, per cui qui non ci sara' piu' un Guardiano del Faro" John rimase in silenzio ad ascoltare, poi chiese : "Come si chiamava il Guardiano del Faro?" "John Carpenter", rispose il ragazzino "ma lei deve averlo sentito nominare. Era diventato famoso per i suoi salvataggi in mare, ne hanno parlato giornali, riviste, la TV... (Annamaria "Lilla" Mariotti)

IL FARO DI MARETTIMO E IL SUO GUARDIANO

Bonaventura Venza

Bonaventura Venza, o meglio, Ventura, come ama essere chiamato, l'uomo che nacque due volte. La prima fu a Marettimo, una delle Isole Egadi al largo della Sicilia, il 28 Giugno 1934, la seconda 13 anni dopo quando, in seguito ad un qualche incidente di cui non ama parlare, lui mori', ando' di la', come dice Ventura, e ritorno' in vita dopo aver visto tante cose, molto toccanti, che segnarono per sempre la sua vita. Forse e' per questo che Ventura e' un uomo cosi' sereno, cosi' pacato, cosi' gentile. Puo' sembrare un racconto, strano, fantastico, ma chi conosce Ventura sa che le cose stanno proprio cosi', come lui le racconta.
La sua vita si svolge come quella di tanti ragazzi nati e cresciuti su un'isola e quando compie 18 anni la cosa piu' logica da fare e' entrare in marina, cosa che fa con tutto l'entusiasmo della sua eta'. Ma con il tempo la salute lo tradisce. Il mare, si sa, e' un elemento meraviglioso, ma cela dei pericoli e per Ventura questo pericolo si manifesta come una grave forma di reumatismi che gli impedisce di continuare la sua carriera. Viene congedato per invalidita' a Venezia, e ora tutto quello che lo aspetta e' una pensione e il diritto ad un posto statale che gli consenta di vivere decorosamente. Il destino e' li' che aspetta, non ci sono molti posti disponibili, Ventura deve accontentarsi di un posto di Farista, e nel 1968 viene assegnato proprio al Faro di Punta Libeccio, nella sua Marettimo e Ventura torna a casa.
Marettimo e una delle isole Egadi, insieme a Levanzo e Favignana. E' un'isola particolare, una montagna in mezzo al mare, la piu' lontana dalla costa della Sicilia, un'isola quieta e tranquilla, dove si sentono solo lo sciabordio delle onde che si infrangono sugli scogli, il sibilo del vento e le grida dei gabbiani. Qualcuno ha detto: "Trovata Marettimo, ritrovi te stesso". Ventura, che nel frattempo si e' sposato, va a vivere dentro il faro con la moglie e un altro farista, suo sottoposto, anch'egli con la famiglia e subito comprende che quella e' la sua vita, che quello e'il posto piu' bello del mondo. Il Faro si trova sulla costa Sud dell'isola, su una roccia alta 24 metri sul livello del mare, e' alto 50 metri, e' stato costruito nel 1860 tutto in pietra con una torre ottagonale, ed e' bianco con una striscia nera al centro del caseggiato su cui spicca la scritta "Punta Libeccio". Le sue Lenti di Fresnel di prima classe, di fabbricazione svedese ed installate nel 1955, ne fanno il secondo faro d'Italia per importanza dopo la Lanterna di Genova. Il Faro ha una portata luminosa di 36 miglia, con due serie di lampi e due eclissi per un periodo di 15 secondi. Questo faro ha un'altra caratteristica : la sua luce si bacia con quella del faro di Capo Bono in Tunisia che e' proprio di fronte a lui. 
Il tempo passa e Ventura vive in simbiosi con il suo Faro, il suo lavoro comincia la sera, quando cala il sole e lui accende la lanterna, poi va a dormire tranquillo, perche' se qualcosa non va un segnale di allarme lo avverte e lui ha il tempo di intervenire. Poi, di giorno, ci sono tante altre cose da fare : pulire, lucidare, riparare e lui fa questo ed altro, perche' non c'e' lavoro che Ventura non sappia fare. Quella e' la sua casa e Ventura ci vive felice, immerso nella natura, di fronte alla montagna di cui impara a conoscere ogni minimo particolare. Tutto questo dura 18 anni, poi il Faro viene automatizzato e la presenza costante di un Farista non e' piu' necessaria, cosi' lui e la moglie si trasferiscono in paese, a Marettimo, a 9 chilometri dal Faro, e ogni due giorni, su una campagnola, Ventura affronta la strada dissestata che attraversa la montagna e lo porta al Faro. Questa strada e' cosi' pericolosa che ogni volta lui saluta la moglie come se fosse l'ultima volta che la vede, le curve sono cosi' strette che spesso la campagnola si trova con una ruota sul precipizio, ma Ventura continua il suo lavoro con tenacia ed ogni volta torna a casa. Niente di male poteva accadergli vicino al "suo" faro. 
Si racconta spesso che nei fari ci siano delle "presenze" misteriose, forse perchè sono così isolati e solo il sibilo del vento che soffia intorno alla torre puo' far venire i brividi ai piu'coraggiosi.
Faro di MarettimoVentura racconta che nel "suo" Faro si sono avute molte manifestazioni di queste "presenze", soprattutto perche' durante la Seconda Guerra Mondiale nello stretto di Sicilia ci sono state delle battaglie navali e sono affondate tante navi da guerra, cosi' sugli scogli di Marettimo non c'era giorno che non si trovasse il corpo di qualche marinaio perito in questi scontri. Chi va per mare e chi vive vicino al mare sa che chi in mare muore non ha pace finche' la famiglia non fa dire una messa per placare la sua anima, ma spesso quei poveri corpi non avevano un nome, e allora chi avvisare ? Cosi' in paese cominciarono a verificarsi strani casi, qualcuno incontrava di notte, per la strada, un giovane che, con aria sperduta, chiedeva di avvisare una famiglia lontana perche' potesse dire una messa per lui, addirittura capito' che qualcuno si trovo' uno di questi giovani alla porta, ma non tutti furono accontentati. Con il tempo quelle povere anime che non avevano trovato la pace trovarono rifugio nel Faro. Ventura li sentiva, ne percepiva la presenza con strani segnali : finestre che si spalancavano quando non c'era una alito di vento, porte che sbattevano, rumori su e giu' per le scale. Quando questo succedeva Ventura, al momento di apparecchiare la tavola, metteva un piatto ed una sedia in piu' e i fenomeni sparivano come per incanto. Se si dimenticava questo rituale, per tutta la notte si sentiva il rumore di sassi lanciati contro le finestre, ma Ventura non ha mai avuto paura, per lui erano "presenze" amichevoli con le quali ha convissuto tranquillamente.
Ventura e' anche un uomo dal cuore grande. Nel 1982 un amico medico lo ha portato con se' in Uganda dove dovevano costruire un ospedale. Sapeva che Ventura era un aiuto prezioso e infatti lui si e' dedicato a questa impresa facendo mille cose e prestando la sua opera senza chiedere niente in cambio, solo la gioia di essere stato utile. Ma questo e stata anche fonte di una delle piu' grandi delusioni della sua vita. Nel Febbraio del 2002 Ventura torna in Africa, in Uganda, per rivedere il suo ospedale e lo trova trasformato in caserma, lui non dice niente, volta le spalle e se ne va. Cosa c'era da dire ? Tanto lavoro, tanta dedizione per cosa?
Poi arriva il giorno della pensione e nel 1999 Ventura deve lasciare il suo Faro, deve abbandonare per sempre il suo amico. Lui dice che andandosene ha portato via con se l'anima del Faro ed e' vero. Questa antica costruzione, che nel tempo e' stata spesso ristrutturata, comincia a cadere a pezzi, non viene piu' fatto alcun tipo di manutenzione e certamente non e' piu' lo stesso faro che Ventura ha lasciato 3 anni fa.
Poi c'e' una voce che comincia a circolare per Marettimo : il Faro e' in vendita, non sembra una voce strana, gli immobili dello Stato possono essere messi in vendita, compresi i fari, e la gente comincia ad accorrere, a chiedere se e' vero, ad offrirsi di comprarlo per riportarlo in vita, forse come abitazione privata, forse come albergo. Tanto la gente ama i Fari che qualcuno vorrebbe aggiudicarsi quello di Punta Libeccio. Ma la Zona Fari di Messina, da cui dipende il Faro di Marettimo smentisce, non e' vero niente, il Faro non e' in vendita. Questo e' un mistero che per ora restera' tale.
Intanto Ventura si gode la sua pensione, vive la sua isola e dipinge, perche' questa e' la sua passione piu' grande e poi, ogni anno, vola in California, a trovare i suoi parenti. Quando gli si chiede che fine faranno i fari, scuote la testa, dice che i fari saranno abbandonati, la figura del Farista sparira', quest'uomo romantico e coraggioso sa di essere stato uno degli ultimi custodi rimasti perche' si dice che la Marina non rimpiazzera' quelli che vanno in pensione, che non ci saranno piu' concorsi, anche se c'e' molta richiesta da parte di tanti giovani per intraprendere questo mestiere. Cosi' Ventura, anche nella sua casa di Marettimo, rimane "Il Guardiano del faro" e lo rimarra' per sempre. (Annamaria "Lilla" Mariotti)